Cento anni fa, a Livorno, i delegati della frazione Comunista del Partito Socialista Italiano, guidati da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci abbandonavano il Teatro Goldoni, dove si stava tenendo il XVII congresso del Partito Socialista Italiano, per trasferirsi al Teatro San Marco, dove fu fondato il Partito Comunista d’Italia.
La rottura con il PSI avveniva in seguito al sabotaggio riformista e all’inazione massimalista di cui quest’ultimo si era reso responsabile durante il biennio rosso e della adesione puramente formale da parte dei socialisti alle ventuno condizioni per l’adesione alla Terza Internazionale, che prevedevano, tra le altre cose, l’espulsione dei riformisti e la rottura definitiva con l’opportunismo e la socialdemocrazia.
Alla fondazione del Partito Comunista diede un contributo fondamentale la Federazione Giovanile Socialista Italiana, il cui segretario, Luigi Polano, insieme a Bordiga, Gramsci, Fortichiari, Misiano e Terracini, aveva firmato nell’ottobre precedente, il cosiddetto “programma di Milano” che al punto 4 recita: “L’organo indispensabile della lotta rivoluzionaria è il partito politico di classe. Il Partito comunista, riunendo in sé la parte più avanzata e cosciente del proletariato, unifica gli sforzi delle masse lavoratrici, volgendoli dalle lotte per gli interessi di gruppi e per risultati contingenti alla lotta per la emancipazione rivoluzionaria del proletariato; esso ha il compito di diffondere nelle masse la coscienza rivoluzionaria, di organizzare i mezzi materiali d’azione e di dirigere nello svolgimento della lotta il proletariato”.