La gestione del piano vaccinale anti COVID-19 sta mettendo in luce le fortissime contraddizioni esistenti tra la salvaguardia della salute della popolazione e la difesa dei profitti delle imprese. I ritardi nella somministrazione dei vaccini potrebbero causare drammatiche conseguenze sulle classi popolari, già stremate da quasi un anno di pandemia caratterizzato da restrizioni alle libertà personali e sociali, riduzioni del reddito familiare, licenziamenti e condizioni di lavoro prive delle adeguate misure di sicurezza.
La drastica riduzione delle consegne del vaccino contro il COVID-19 da parte di Pfizer e di altri importanti fornitori[1], come Moderna e AstraZeneca, mostra il cortocircuito della gestione secondo le leggi del mercato della crisi sanitaria rivelatasi incompatibile con un’efficace e razionale lotta contro il virus. Gli attuali ritardi si stanno verificando in quanto i grandi monopoli farmaceutici hanno accettato commesse superiori a quelle che erano in grado di evadere, tentando di coprire i costi di produzione ancor prima che il vaccino avesse superato la fase di sperimentazione e cercando di assicurarsi una distribuzione più ampia rispetto ai diretti concorrenti. Nel tentativo di accaparrarsi il più in fretta possibile nuove fette di mercato e eliminare qualsiasi rischio di invenduto, i monopoli farmaceutici hanno ecceduto le loro capacità produttive, assicurandosi però egualmente enormi profitti.
Dietro la difficoltà di estendere la produzione dei vaccini, inoltre, c’è la questione dei brevetti che è fondamentale per difendere i profitti legati alla distribuzione del vaccino, ma impedisce una più generale produzione, anche esterna alle case farmaceutiche che hanno svolto ricerche e test.
A questa condizione generale di lotta per il profitto sulla pelle delle popolazioni si aggiunge lo scontro internazionale tra paesi e centri imperialisti per assicurarsi una fornitura maggiore e più repentina del vaccino in maniera tale da poter sviluppare un forte vantaggio competitivo nei confronti degli altri Paesi. La vaccinazione di massa, infatti, potrebbe essere un importante volano per l’economia specialmente se la sua diffusione ineguale permetterà ad alcuni Paesi prima degli altri di sospendere le misure di quarantena dando ossigeno alle proprie economie e guadagnando dal punto di vista del consenso popolare.
Per questi motivi gli accordi sulle forniture dell’UE sono stati firmati in anticipo rispetto alla conclusione della fase tre di sperimentazione del primo vaccino (Pfizer-Biontech), ordinando nel complesso, tra Pfizer, AstraZeneca, Moderna, Sanofi, J&J, una quantità di vaccini pari al triplo della popolazione dell’Unione. La Gran Bretagna, sede di AstraZeneca, nonostante la Brexit, inanella giorno dopo giorno record di vaccinati, quasi mezzo milione solo sabato[2]. Il Presidente degli USA ha invocato il Defense Production Act del 1950[3], risalente al contesto della Guerra Fredda con l’Unione Sovietica[4], che gli dà il potere, per questioni di difesa nazionale, di stabilire la priorità nella produzione, nell’allocazione e sui prezzi delle merci necessarie alla difesa nazionale (in questo caso i presidi medici come mascherine e vaccini). Ciò può alterare significativamente la distribuzione dei vaccini a livello planetario, poiché molte aziende produttrici sono statunitensi, con vincoli diretti sui loro siti produttivi anche quando dislocati al di fuori degli Stati Uniti.
Se la gestione capitalistica dell’emergenza sanitaria sta mettendo in luce tutte le contraddizioni di tale sistema non si può non ricordare che a Cuba, Paese socialista, grazie a una sanità pubblica diffusa ed efficiente, vi sono stati meno di 200 morti su 11,3 milioni di abitanti e, pur in condizioni di embargo, è stato sviluppato un vaccino completamente pubblico, che non arricchirà nessun privato e che verrà reso disponibile gratuitamente in tutto il mondo.
La diffusione ineguale o a macchia di leopardo nel mondo e nei singoli Stati potrebbe avere conseguenze catastrofiche sul proseguimento della malattia e sull’efficacia del vaccino stesso poiché è in grado di favorire la permanenza del virus e una sua selezione in senso resistente alla vaccinazione, rendendo inefficaci gli sforzi fin qui portati avanti.
Riteniamo doveroso che vengano imposte pesanti sanzioni nei confronti delle aziende che si rendono responsabili della compromissione dei programmi vaccinali. A salvaguardia del diritto alla salute di tutti i popoli a livello globale, lottiamo affinché vengano espropriati i brevetti sui vaccini, strumento di ricatto che i detentori utilizzano per proteggere i propri profitti, e affinché si eserciti il controllo sulla distribuzione delle dosi a tutta la popolazione e sulla loro gratuità, con la categorica esclusione di qualsiasi privilegio.
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[1]https://www.adnkronos.com/vaccino-covid-conte-meno-dosi-da-pfizer-e-astrazeneca-inaccettabile_3HZGsWlaaCUtcRbIifGDXY
[2]https://www.cdt.ch/mondo/a-parigi-ristoranti-nei-mercati-per-sopravvivere-alla-crisi-YB3289573
[3]https://www.theverge.com/2021/1/21/22242472/biden-defense-production-act-covid-vaccine-mask
[4]https://en.wikipedia.org/wiki/Defense_Production_Act_of_1950