C’era una grande attesa, da parte del cittadino medio, nel crollo delle amministrazioni di centrosinistra della media Valle del Tevere, in principio fu Todi, dopo l’esperienza fallimentare della Marini, a dare il via al giro di amministrazioni di destra, più o meno sovranista, che nel tempo hanno colorato di nero la valle, una delle più rosse dell’Umbria e della penisola, fino agli anni 90.
L’attesa era quella di una rivoluzione amministrativa, il desiderio di farla finita con una gestione clientelare e superficiale del potere, asservita ai piccoli potentati locali, industrialotti e proprietari immobiliari, imprenditori agricoli predatori che, negli anni, sono diventati la classe di riferimento di PD ed affini. L’attesa di chiudere con una gestione dei bilanci che non guardava più ai quartieri dei lavoratori ne’ all’azione sociale inclusiva, che vedeva nelle associazioni locali solo una possibilità di controllo del voto.
La speranza di farla finita con piani regolatori ispirati alla cementificazione e alla crescita urbana senza altra soluzione, senza spazio per la vivibilità e per una visione ecologica di frazioni e quartieri urbani. Il desiderio di una distribuzione diversa dei fondi di finanziamento che prendevano sempre, senza smentita, la direzione dei soliti noti. Il desiderio di assunzioni nella pubblica amministrazione che non finissero con il toccare sempre, casualmente, gli individui con la tessera e l’amicizia giusta.
Per queste speranze e questi desideri i cittadini avrebbero votato anche un paracarro, tanto era il desiderio di sbarazzarsi di una classe politica supponente quanto incapace, slegata dai bisogni materiali dei cittadini quanto legata alla proiezione della propria carriera.
Così la Destra ha avuto la strada libera. Personaggi che non sarebbero stati in grado di amministrare un condominio o portare a maturazione una pianta di pomodori, sono stati proiettati nei consigli comunali. La triste sorpresa, per gli elettori, è che amministrano come i loro predecessori, stesse politiche, stesse gestioni, stessi segmenti sociali di riferimento. Magari anche minore esperienza e capacità di districarsi in situazioni complesse.
Per questo. In questi mesi e soprattutto in questi giorni gli amministratori della Media Valle si distinguono, sui social in particolare, per battaglie ideologiche sul decreto Zan o per pagliacciate sovraniste come il festival del libro di Todi se non per emerite figure barbine come quella del sindaco di Gualdo che si professa, per un lapsus a suo dire freudiano, convinto antisemita.
Perché non hanno altre politiche da portare avanti, per nascondere il dissesto nei bilanci come nelle manutenzioni stradali, per mascherare il disagio dei disabili alle prese con finanziamenti sempre precari dei servizi, per tacere sul disastro della dismissione palese dell’ospedale di Pantalla.
Perché la gestione delle politiche della salvaguardia del territorio e della distribuzione dei fondi agricoli sono le stesse delle passate amministrazioni se non peggiori.
E quando non hai inciso sui bisogni materiali e sociali dei cittadini non ti resta che dare addosso, al nero, all’ebreo, al povero, all’omosessuale.
Altro non c’è.