Con riferimento ai recenti eventi verificatisi in Bielorussia, in cui un volo Ryanair è stato costretto da aerei militari all’atterraggio a Minsk per consentire l’arresto di Roman Protasevich, un personaggio noto per le sue simpatie per le formazioni neonaziste bielorusse e ucraine, definito dai media occidentali un dissidente e oppositore democratico del “dittatore Lukashenko”, denunciamo la politica interventista degli Stati Uniti e dell’Unione Europea nei confronti della Bielorussia.
È singolare che gli stessi paesi che, in nome della lotta al terrorismo, hanno portato a termine operazioni del tutto simili (basti ricordare il dirottamento dell’aereo su ci viaggiava il presidente Evo Morales che nel 2013 fu costretto ad atterrare in Austria per il sospetto che a bordo viaggiasse Edward Snowden), adottino in modo spudorato la tattica dei due pesi e due misure, proseguendo nella politica di interferenza negli affari interni di un paese a cui sono dichiaratamente ostili e di cui aspirano apertamente a rovesciare il governo al solo scopo di estendere la propria sfera d’influenza ai danni dei propri concorrenti all’interno della piramide imperialista.
La Bielorussia è da tempo terreno di scontro tra gli interessi di diversi settori del capitale monopolistico internazionale, con una contrapposizione che vede, da un lato, Stati Uniti e Unione Europea, la cui ingerenza negli affari interni bielorussi si fa sempre più aggressiva, dall’altro la Russia, con cui la Bielorussia mantiene contraddittorie relazioni, a cui si aggiunge la Cina, interessata alla Bielorussia come importante anello della catena della “Via della Seta”, la strategia di penetrazione del capitale cinese.
Le dichiarazioni e le minacce del blocco euro-atlantico nei confronti della Bielorussia, alle quali si è prontamente unita la voce del governo italiano per bocca del ministro Di Maio, con il pretesto della “difesa dei diritti umani”, inaspriscono questo scontro inter-imperialistico, con il rischio di una degenerazione che potrebbe avere conseguenze catastrofiche per i popoli in quell’area. Per questo motivo vanno denunciate e respinte con forza, ribadendo che è solo il popolo bielorusso ad avere il diritto di decidere il destino del proprio paese, senza ingerenze esterne.
È bene sottolineare che la nostra opposizione alle ingerenze imperialiste negli affari della Bielorussia non equivale alla solidarietà per il regime di Lukashenko, che riteniamo un regime borghese, le cui contraddizioni sono dovute non certo alla sopravvivenza di elementi di socialismo ma, piuttosto, al suo lento, ma costante smantellamento, portato avanti proprio da quel regime. Le ingerenze imperialiste vanno a sostegno di quei settori del capitale privato bielorusso che vogliono un’accelerazione del processo di cancellazione dei residui di socialismo e un’ulteriore estensione delle privatizzazioni e del mercato capitalistico. In questo conflitto, combattuto sulla loro pelle, nulla hanno da guadagnare i lavoratori e i ceti popolari bielorussi, a cui esprimiamo la nostra solidarietà internazionalista.
FRONTE COMUNISTA
L’Ufficio Politico del Comitato Centrale