Dapprima tenuta forzatamente sulle catene di montaggio allo scoppio della pandemia, poi osannata come “fondamentale” e infine dimenticata e colpita duramente con lo sblocco dei licenziamenti e le misure peggiorative inserite nella manovra economica del governo Draghi: lo sciopero di 8 ore proclamato da CGIL e UIL per il giovedì 16 dicembre risponde ad una necessità dell’intera classe operaia – quella dello sciopero generale – che però avrebbe dovuto essere gestito diversamente.
Questo sciopero arriva colpevolmente in ritardo. Un ritardo di quasi due anni nei quali si è consumato un feroce attacco
ai lavoratori e alle loro famiglie senza che i più rappresentativi sindacati mobilitassero i loro iscritti: Fedex, GKN, Gianetti Ruote, Whirlpool, ex Alitalia, Saga Coffee, Speedline, sono solo alcune delle fabbriche che stanno vedendo i lavoratori impegnati in una lotta contro la chiusura e i licenziamenti collettivi.
Da subito abbiamo sostenuto la necessità di costruire un forte movimento unitario che, imperniato sull’imprescindibile strumento dello sciopero, avesse la forza di contrastare in un fronte unico di classe gli attacchi del fronte unico padronale di Governo e Confindustria.
Uno sciopero che, per quanto costituisca una frattura nell’atteggiamento “antiscioperista” portato avanti dai confederali negli ultimi anni, non è indice di un’inversione di tendenza. L’annuncio infatti è stato accompagnato subito da parole di distensione e di disponibilità alla collaborazione con il Governo da parte delle segreterie di CGIL e UIL, mentre oggi sarebbe necessario smascherare la reale natura classista e antipopolare dell’esecutivo davanti ai lavoratori, per poter costruire l’unità dei lavoratori stessi su presupposti corretti e con un avanzamento delle posizioni politiche del movimento.
Il Fronte Comunista parteciperà alle iniziative di giovedì 16 perchè riteniamo importante far avanzare la consapevolezza dei lavoratori sulla contrarietà di questo governo ai loro interessi e sulla necessità di ricostruire un forte e unito movimento operaio che rifiuti la ricetta padronale che fino ad oggi ha trovato un interprete nel governo Draghi, un governo che sta facendo pagare la ripresa economica dei padroni col sangue dei lavoratori attraverso le misure sui licenziamenti, sulle pensioni, in materia fiscale e lasciando le briciole del PNRR a settori come la sanità e la scuola.