Pubblichiamo un articolo a cura della Sezione Relazioni Internazionali del Comitato centrale del Partito Comunista di Grecia (KKE) sulla sulla recente teleconferenza internazionale dei Partiti Comunisti e Operai apparso in greco su Rizopastis il 22 gennaio scorso e in inglese sul sito In Defense of Communism e sul sito del KKE. Riteniamo la condivisione importante perché i temi trattati nell’articolo, che condividiamo in toto, sono di estrema attualità: dalla partecipazione dei Partiti Comunisti a governi borghesi alla concezione dell’imperialismo, all’unità dei comunisti. Buona lettura.
Di recente, nel contesto della quinta ondata pandemica attualmente in corso, si è tenuta una teleconferenza straordinaria dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, sotto la responsabilità del Partito Comunista di Grecia (KKE) e del Partito Comunista di Turchia (TKP). Gli attuali sviluppi confermano che i governi borghesi non sono stati in grado di affrontare la pandemia da Coronavirus salvaguardando il benessere dei lavoratori. Inoltre, le restrizioni sugli spostamenti tra paesi rendono difficili gli incontri in presenza. Questi sviluppi negativi affondano le loro radici nelle enormi carenze mostrate dai sistemi sanitari pubblici, risultato delle politiche antipopolari adottate da governi asserviti al capitale.
Si tratta di politiche di commercializzazione e privatizzazione della salute e di supporto alla redditività dei gruppi monopolistici, nonché del rifiuto di soddisfare la rivendicazione avanzata dai Partiti Comunisti per l’abolizione dei brevetti su vaccini e farmaci, che contribuirebbe a una più rapida copertura vaccinale e alla prevenzione di nuove varianti del Coronavirus.
In queste circostanze, i Partiti Comunisti e Operai, che proseguono nella lotta per la vita e i diritti della classe operaia e degli altri strati popolari, devono utilizzare altri mezzi per scambiarsi opinioni ed esperienze riguardo alle loro attività. Negli ultimi anni, hanno avuto luogo diverse attività di questo tipo. La teleconferenza internazionale straordinaria, che ha richiesto modalità di gestione speciali e ben preparate per assicurare la partecipazione di Partiti da diversi fusi orari, ha facilitato lo scambio di opinioni su questioni cruciali riguardanti gli sviluppi.
La stretta collaborazione tra KKE e TKP per il successo di questa iniziativa è un ulteriore esempio concreto di internazionalismo proletario.
Principali questioni discusse durante l’incontro
I contributi dei Partiti hanno messo in evidenza aspetti della loro attività, nonché l’approccio di ciascun Partito ai principali sviluppi internazionali e nazionali. È stata espressa solidarietà con il Partito Comunista di Cuba e con tutto il popolo cubano, che lottano da decenni contro l’embargo imperialista. È stata inoltre espressa solidarietà con il popolo della Palestina che combatte per i propri diritti.
Tutti i contributi sono stati pubblicati sul sito web di SOLIDNET, insieme al testo approvato delle Azioni Congiunte, che elenca azioni congiunte e comuni che i Partiti Comunisti adotteranno nel 2022. Queste azioni interessano i diritti dei lavoratori e dei popoli, il rafforzamento dei sistemi sanitari pubblici, contro l’anticomunismo e la distorsione del contributo storico dell’URSS e del socialismo, attraverso la celebrazione degli anniversari di pietre miliari come la fondazione dell’URSS il 30 dicembre 1922, nonché azioni di solidarietà con i comunisti e altri militanti che affrontano persecuzioni e divieti, azioni contro le guerre e gli interventi imperialisti, la NATO e le altre alleanze militari imperialiste e le basi militari straniere, per sottolineare la necessità, l’attualità e la concretezza del socialismo come unica soluzione alternativa al capitalismo.
Tutto questo è stato pubblicato su SOLIDNET, Rizopastis e 902.gr in greco, insieme alle dichiarazioni introduttive dei Segretari Generali del KKE e del TKP, i compagni D. Koutsoumbas e K. Okuyan.
Il quadro della lotta politico-ideologica all’interno del movimento comunista internazionale
Problemi di natura politico-ideologica continuano sicuramente ad affliggere il Movimento Comunista Internazionale. Tra l’altro, agli incontri internazionali partecipano partiti come il Partito Comunista Francese o il Partito Comunista di Spagna, che hanno svolto un ruolo di primo piano nella corrente opportunista del cosiddetto “eurocomunismo”, così come altri partiti che fanno parte del “pilastro” dell’attuale centro opportunista europeo, il cosiddetto “Partito della Sinistra Europea” (SE) e il gruppo di sinistra del Parlamento europeo, GUE/NGL, che, nella nostra opinione, è divenuto una sorta di rappresentanza della SE al Parlamento europeo. Agli incontri partecipano persino partiti che hanno rifiutato il marxismo-leninismo e la falce e martello e che criminalizzano la costruzione del socialismo nell’URSS.
La disputa sulla partecipazione ai governi borghesi
La questione della partecipazione o dell’appoggio da parte dei Partiti Comunisti a governi “di sinistra” e “progressisti”, che si presentano sul terreno della gestione del capitalismo, continua a essere un punto cruciale nei dibattiti ideologico-politici. In primo luogo, perché i partiti che adottano questa posizione politica attraverso vari costrutti ideologici, quali l'”umanizzazione” del capitalismo, la “democratizzazione” dell’UE, le “tappe verso il socialismo” e la cosiddetta rottura con le politiche di destra, favoriscono illusioni circa la gestione del capitalismo, mascherano il ruolo sporco giocato dalla socialdemocrazia e concentrano le loro critiche su un’unica forma di gestione borghese, ossia il neoliberismo. Tali forze, sottovalutano e fraintendono le leggi che governano l’economia capitalista e il carattere innegabilmente e irreversibilmente reazionario dello stato borghese, che non può essere annullato da alcuna di formula di gestione borghese. Queste forze relegano la lotta per il socialismo a una “prospettiva di lungo periodo” e, in pratica, si assumono un’enorme responsabilità nei confronti dei popoli, in quanto rinunciano all’arduo lavoro quotidiano necessario per mobilitare le forze sociali che hanno interesse a lottare contro i monopoli e il capitalismo.
Così, li vediamo concentrarsi su soluzioni di gestione governativa, persino votare a favore delle spese militari per finanziare le necessità della NATO e delle missioni imperialiste (ad esempio nella zona del Sahel) o sostituire la rivendicazione per il disimpegno del proprio paese dalla NATO con una vaga richiesta di “smantellamento” di quest’ultima. I risultati di questa politica sono evidenti in Spagna, dove il Partito Comunista di Spagna partecipa a un governo che gestisce la pandemia in modo barbaro e antipopolare, adotta nuove misure antioperaie ispirate dall’UE e adotta persino misure che danneggiano Cuba, mentre partecipa assiduamente ai piani NATO.
La confusione sul concetto di imperialismo
Queste stesse forze trattano l’imperialismo non attraverso criteri leninisti, ossia come la fase monopolistica del capitalismo, ma semplicemente come politica estera di carattere aggressivo. In questo modo, trascurano il fatto che, nella nostra epoca, i monopoli, gli stati capitalisti e le loro alleanze si scontrano per il controllo di materie prime, energia, ricchezze minerarie, rotte per il trasporto delle merci e quote di mercato. Peggio ancora: alcuni Partiti rifiutano il fatto che la competizione tra monopoli sia alla base dell’acuirsi degli antagonismi a livello internazionale.
Per questi Partiti, la questione è incentrata sulla politica estera aggressiva di USA, NATO o alcune altre potenze, che interpretano arbitrariamente come “aggressione imperialista”, e propongono il cosiddetto “mondo multipolare” come soluzione. Tuttavia, la posizione che confina il capitalismo negli USA, come pure la posizione che assume che l’esistenza di diversi “poli” internazionali che si tengono l’un l’altro in scacco abbia come risultato un “mondo pacifico”, è completamente fuorviante per i popoli, in quanto nasconde la realtà. Favorisce l’illusione che possa esserci un imperialismo “non aggressivo”, un capitalismo che si definisce “pacifico”.
Il KKE ed altri Partiti hanno criticato opinioni di questo tipo sviluppate nel secolo scorso sia da forze opportuniste in Europa che nel PCUS, in particolare dopo la svolta opportunista del XX Congresso, in cui prevalse la linea della “competizione pacifica” tra i due sistemi socio-politici.
La collaborazione con le forze borghesi in chiave “antifascista”
Alcuni Partiti sono anche confusi dal fatto che il capitalismo, in diversi casi, gioca la carta del “cane da guardia” del sistema, ossia di vari gruppi fascisti che utilizza per promuovere vari piani della borghesia, come avviene in Ucraina. Anche alcune forze che riconoscono che il fascismo è una creazione del capitalismo, tendono a separare questa questione dalla lotta contro il capitalismo e sono spinte verso l’idea della collaborazione con forze borghesi o dell’appoggio a queste ultime in chiave “antifascista”.
Oggi, la valutazione a cui il KKE è arrivato attraverso lo studio della storia della Seconda Guerra Mondiale emerge come fondamentale per gli attuali sviluppi internazionali. Quella guerra fu una scellerata guerra imperialista sia per quanto riguarda le forze fasciste, sia per quanto riguarda i paesi capitalisti “democratici”, che si sono ugualmente macchiati di enormi crimini contro l’umanità come, ad esempio, i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki. L’unica guerra giusta fu quella condotta dall’URSS, dai partigiani e dai movimenti popolari di liberazione nei paesi occupati, in cui i comunisti svolsero un ruolo di primo piano.
Questa posizione ha una rilevanza diretta nel momento attuale, in cui le contraddizioni interimperialiste si manifestano in Ucraina, in cui gli USA, la NATO e l’UE utilizzano forze fasciste in Ucraina per le loro macchinazioni geopolitiche e in cui, d’altro canto, la Russia promuove gli interessi dei propri monopoli. È ovvio che gli USA, le alleanze imperialiste della NATO e dell’UE e la borghesia che le ha costituite, hanno un’enorme responsabilità per ciò che sta avvenendo. Allo stesso tempo, anche la borghesia russa ha pesanti responsabilità per la situazione attuale. Tutti gli elementi coinvolti hanno avuto un ruolo di primo piano nella dissoluzione dell’URSS, di cui ricorre a dicembre il 30° anniversario. A quel tempo, Eltsin e le forze sociali e politiche che lo sostenevano erano determinati a smantellare l’URSS, senza preoccuparsi minimamente, ad esempio, di cosa sarebbe successo alla Crimea, ai milioni di russi e cittadini russofoni che si sarebbero trovati fuori dai confini della Russia, di cosa sarebbe accaduto a queste persone. È quindi più che una provocazione vedere politici, che allora sostenevano lo smantellamento dell’URSS da parte di Eltsin, attribuire oggi costantemente a Lenin la responsabilità della dissoluzione dell’URSS e lanciare richiami alla “lotta antifascista” in Ucraina.
L’approccio della Cina oggi
Inoltre, la questione del dibattito politico-ideologico su cosa è il socialismo è di fondamentale importanza. Sono molti i Partiti che distorcono l’idea di socialismo. Alcuni anni fa abbiamo visto varie teorie sul “socialismo del XXI secolo” o “socialismo del benessere”, come venivano definiti diversi governi socialdemocratici in America Latina che tentavano di gestire il sistema capitalistico con parole d’ordine “radicali” e misure che mitigassero le condizioni di estrema povertà degli strati popolari. Oggi l’attenzione si concentra sulla Cina, che afferma di costruire il “socialismo con caratteristiche cinesi”. Tuttavia, ciò che viene costruito in Cina non ha nulla a che vedere con il socialismo né con i principi e le leggi scientifiche della costruzione socialista. Socialismo vuol dire socializzazione dei mezzi di produzione, potere operaio e pianificazione centrale. Niente di tutto ciò esiste oggi in Cina, dove i monopoli cinesi, attraverso il Partito Comunista Cinese, determinano gli sviluppi e promuovono le loro scelte che, tra l’altro, sono causa di enormi disuguaglianze e ingiustizie sociali.
La questione non ha solo una dimensione teorica, ma anche una dimensione immediatamente politica, legata alla lotta tra USA e Cina per la supremazia nel sistema imperialista.
La questione della lotta per la supremazia nel sistema imperialista
La questione non è semplice, perché la storia ha dimostrato che in situazioni simili, quando la supremazia nel sistema imperialista era in discussione, si sono verificati grandi conflitti generalizzati, che hanno coinvolto decine di paesi, con un’immensa perdita di vite umane, sacrificate agli interessi capitalistici in conflitto.
Oggi, gli USA, che rimangono la più grande potenza economica, militare e imperialista del mondo, sentono il fiato della Cina sul collo. A causa della legge dello sviluppo ineguale del capitalismo, osserviamo monopoli cinesi occupare posizioni importanti nel mercato capitalista globale, nonché nell’esportazione di merci e di capitali.
Purtroppo alcuni Partiti Comunisti tentano erroneamente di ritornare a schemi del passato e parlano di una nuova “Guerra fredda”, con la differenza che oggi mettono la Cina al posto dell’URSS nello scontro con gli USA. Tuttavia, la situazione attuale non ha nulla a che vedere con il confronto tra URSS e USA, poiché oggi assistiamo a uno scontro che avviene sul terreno del conflitto tra monopoli, quindi uno scontro interimperialista. Il KKE, con la sua posizione, ha evidenziato questa differenza. Altri Partiti, come il Partito Comunista del Messico e il Partito Comunista del Pakistan, hanno evidenziato l’attuale carattere imperialista della Cina, mentre il Partito Comunista delle Filippine [PKP – 1930] ha parlato apertamente delle mire espansionistiche della Cina per l’egemonia sui paesi confinanti nel Pacifico, che vengono utilizzate dagli USA come pretesto per intervenire nell’area.
In nessun caso si può parlare di una lotta tra capitalismo e socialismo, come affermano erroneamente alcuni Partiti, come il Partito Comunista del Brasile. È inopportuno che i comunisti conducano campagne politiche come quella lanciata dal Partito Comunista del Canada per la liberazione del CFO di Huawei, Meng Wanzhou, figlia del presidente del monopolio cinese, la cui ricchezza personale supera i 3,4 miliardi di dollari, e che è stata detenuta per un breve periodo a causa del feroce conflitto tra i monopoli dell’alta tecnologia. Non è opportuno che un Partito Comunista lanci una mobilitazione per una donna d’affari, per la cui liberazione è stato necessario versare una cauzione di 7,5 milioni di dollari, in un momento in cui i comunisti in decine di paesi vengono trascinati in tribunale (ad esempio in Ucraina e Polonia), imprigionati (ad esempio nello Swaziland), perseguitati (ad esempio in Kazakistan), uccisi a sangue freddo (ad esempio in Pakistan e India) e hanno bisogno della nostra solidarietà internazionalista.
Vale la pena di notare, tra parentesi, che il KKE ha inviato parlamentari nazionali ed europei e altri quadri ai processi nei confronti di comunisti e dei loro Partiti in Ucraina, Polonia, nei paesi baltici, ha denunciato omicidi e persecuzioni contro i comunisti in altri paesi come il Pakistan, il Kazakistan, il Sudan, l’India, il Venezuela e ha sollevato queste questioni al Parlamento europeo.
Sulla questione dell'”unità”
Non può esservi alcuna “unità” artificiale con forze che mettono in discussione e sottopongono a revisione i fondamenti del marxismo-leninismo, come i principi della rivoluzione e della costruzione socialista, dietro la parola d’ordine “atteniamoci per il momento a ciò che ci unisce”. Una tale unità, oltre a trasmettere un’immagine falsa e fuorviante ai comunisti di tutto il mondo, sarebbe anche pericolosa, perché le mezze verità sono comunque menzogne. Inoltre, nasconderebbe le divergenze che esistono all’interno del movimento comunista e ostacolerebbe il dibattito necessario per superarle. Se i comunisti non hanno chiaro il quadro del mondo imperialista contemporaneo e si concentrano solo su USA e NATO, il neoliberismo o il fascismo, separandoli dalla causa che li genera, ossia il capitalismo, e dalla necessità di rovesciarlo, saranno portati a scelte tragiche.
Il KKE, consapevole di questa situazione e sensibilizzando il popolo su di essa, oggi guida il movimento antimperialista nel proprio paese, contro le basi USA e NATO, i cosiddetti “accordi di difesa” tra Grecia, USA e Francia, il coinvolgimento delle forze armate greche in missioni all’estero, per il disimpegno dalle alleanze imperialiste della NATO e dell’UE, per il potere popolare. Tenendo conto di tutto ciò, il KKE lotta con tutte le sue forze contro le politiche antipopolari del governo di Nuova Democrazia, SYRIZA e degli altri partiti borghesi, così come contro le organizzazioni criminali fasciste, cercando di plasmare le condizioni per l’alleanza sociale e il rovesciamento del capitalismo e porre fine al circolo vizioso dello sfruttamento di classe e delle guerre imperialiste.
Sul processo di ricomposizione rivoluzionaria del Movimento Comunista Internazionale
È necessario proseguire nel dibattito politico-ideologico conducendolo in modo aperto, per chiarire le questioni. Non riteniamo utile lo scambio di epiteti tra partiti, ma cerchiamo di aprire un dibattito approfondito. Cerchiamo inoltre di intraprendere azioni congiunte e convergenti, dove possibile, in particolare per esprimere solidarietà internazionalista.
Sosteniamo le forme esistenti di scambio di opinioni e di collaborazione tra i Partiti Comunisti, come gli incontri internazionali, regionali e tematici dei Partiti Comunisti.
Intensifichiamo le forme più avanzate di collaborazione all’interno del Movimento Comunista Internazionale, come l'”Iniziativa Comunista Europea” (ICE) e la “Rivista Comunista Internazionale” (RCI), per la formazione di un polo comunista che lotti per la ricomposizione rivoluzionaria e l’unità del movimento comunista, sulla base della nostra visione del mondo: il marxismo-leninismo.
Il 21° congresso del nostro Partito che si è svolto di recente, ha elaborato importanti criteri per una nostra più stretta collaborazione con i Partiti Comunisti che: a) difendono il marxismo-leninismo, l’internazionalismo proletario e la necessità di formare un polo comunista a livello internazionale; b) lottano contro l’opportunismo e il riformismo, si oppongono alla gestione di centrosinistra e qualsiasi altra variazione della teoria delle fasi; c) difendono le leggi scientifiche della rivoluzione socialista e le utilizzano per valutare il corso della costruzione socialista, cercano di studiare e trarre insegnamenti dai problemi e dagli errori; d) costituiscono un fronte ideologico contro le concezioni erronee dell’imperialismo, in particolare quelle che separano l’aggressione militare dai suoi contenuti economici, contro tutte le alleanze imperialiste; e) sviluppano legami con la classe operaia e cercano di lavorare all’interno del movimento sindacale e i movimenti dei settori popolari della classe media, cercano di integrare la lotta quotidiana per i diritti dei lavoratori, del popolo, in una strategia rivoluzionaria contemporanea per il potere operaio.
Le teleconferenze dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, dell’Iniziativa Comunista Europea e della Rivista Comunista Internazionale, che hanno avuto anch’esse luogo in questo periodo, aiutano il nostro Partito a studiare meglio l’esatta situazione del Movimento Comunista Internazionale e tutte le forme di collaborazione, dando priorità alle azioni congiunte con altri Partiti in base ai criteri illustrati sopra.