Il Fronte Comunista condanna e respinge le dichiarazioni del Ministro della Difesa Guerini che confermano la disponibilità del governo italiano a coinvolgere il nostro paese nei pericolosi piani imperialisti di guerra della NATO, nella sua espansione ad est per stringere il cappio attorno alla Federazione Russa, mentre si inasprisce la contesa interimperialista sull’Ucraina con i preparativi di una “soluzione” militare.
Nei giorni scorsi, si è svolta l’esercitazione navale di guerra Neptune Strike nel Mediterraneo che ha coinvolto la portaerei della Marina Militare italiana “Cavour”, insieme a quella americana “Uss Truman” e francese “Charles de Gaulle”. Contingenti militari italiani sono già da anni dislocati nell’Est Europa, in Lettonia e Romania, nell’ambito di missioni NATO, così come in molti altri “punti caldi” (nel Mediterraneo, in Libia, nel Sahel, nel Corno d’Africa, in Iraq ecc.) della competizione interimperialista per difendere gli interessi dei monopoli italiani ed euro-atlantici. Questo coincide con le politiche di intensificazione dello sfruttamento che la borghesia italiana conduce contro il proletariato e gli strati popolari nel nostro paese, con la repressione, i licenziamenti di massa, gli omicidi sul lavoro, il carovita, mentre vengono destinate crescenti risorse alle spese militari che nel 2022 toccheranno un nuovo record con l’ulteriore incremento di 1,4 miliardi di euro (+5,4% rispetto al 2021).
L’Ucraina da anni è costantemente uno degli epicentri della competizione su scala mondiale tra centri imperialisti per la ripartizione delle sfere d’influenza, delle materie prime, delle rotte energetiche e commerciali, dei mercati di sbocco: una concorrenza generalizzata nella fase monopolistica del capitalismo putrescente. La particolare asprezza che la competizione internazionale tra monopoli e stati imperialisti ha raggiunto in Ucraina e l’aumento della tensione e del rischio di guerra nell’Europa Orientale è conseguenza diretta della controrivoluzione e della restaurazione capitalistica nell’ex-Unione Sovietica. Lo smembramento di quello spazio politico-economico unico e unito ha creato pulsioni nazionalistiche prima sconosciute, che l’imperialismo strumentalizza facilmente a sostegno dei propri piani. Anche il colpo di stato del 2014 in Ucraina non può che essere letto come espressione della lotta tra monopoli e settori di borghesia capitalistica. Fomentato da USA e UE, anche con l’utilizzo di forze apertamente fasciste e ultranazionaliste, è stato attuato da settori del capitale nazionale ucraino orientati all’alleanza strategica con le potenze imperialiste euro-atlantiche a scapito di altri settori oligarchici legati al capitalismo russo. Gli USA, la Gran Bretagna e l’UE, non senza contraddizioni al proprio interno, intensificano i piani per indebolire economicamente e militarmente la Russia, che è un loro significativo concorrente nel sistema imperialista mondiale. Al tentativo di accerchiamento e alla continua espansione della NATO verso est la Russia cerca di rispondere consolidando la posizione dei suoi monopoli attraverso la promozione di forme di integrazione interstatale su base capitalistica quali l’Unione Economica Euroasiatica e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) tra repubbliche ex-sovietiche, nonché attraverso l’alleanza con la Cina, principale concorrente degli USA per la supremazia economica nel sistema piramidale dell’imperialismo mondiale, al cui interno si sviluppano continui riposizionamenti e riallineamenti.
Dentro questo quadro emergono anche serie contraddizioni nell’alleanza euro-atlantica, all’interno dell’Unione Europea e tra questa e gli USA, dove ogni attore partecipa con piena responsabilità alla competizione generalizzata e allo sviluppo dei piani imperialisti spingendo gli interessi dei propri monopoli. Le sfumature di posizione delle borghesie europee e dei loro governi (Gran Bretagna, Polonia, Paesi Baltici da un lato, Germania, Francia, Italia dall’altro, ecc.) riflettono il differente grado di relazioni commerciali e di approvvigionamento energetico dalla Russia (l’Ucraina è uno snodo strategico della rete di gasdotti) e mirano a garantire ai propri monopoli le condizioni e le tempistiche migliori. Emblematica, ad esempio, è la posizione del governo italiano che, mentre contratta con la Russia gli affari per conto della propria borghesia e si lancia nella retorica parolaia sullo sforzo diplomatico e la distensione, è allineato alla NATO nella disponibilità a partecipare alla guerra e all’ampliamento dei contingenti militari.
In nessun caso si può alimentare l’illusione che distingue gli imperialisti tra “pacifici-buoni” e “guerrafondai-cattivi”. Dietro la propaganda, le varie argomentazioni e i costrutti ideologici che vengono utilizzati dagli stati borghesi e dalle alleanze interstatali imperialiste per alimentare la tensione con la retorica bellicista e giustificare le rispettive mosse, minacce, ricatti e provocazioni, si celano chiaramente le contraddizioni (tra blocchi rivali, ma anche tra alleati) e gli interessi dei gruppi monopolistici in competizione che dominano entrambi gli schieramenti, in uno scontro dove si alternano diplomazia, reciproche minacce e dimostrazioni di forza militare.
L’escalation della tensione internazionale sta avendo già pesanti ripercussioni sulla vita quotidiana dei popoli in Europa e nel mondo, come il forte aumento dei prezzi del carburante e del gas naturale, con ricaduta sui prezzi dei beni di prima necessità e sulle tariffe delle utenze. Alla crescita dei profitti dei colossi energetici corrisponde un ulteriore impoverimento delle masse lavoratrici e popolari, destinato a peggiorare in caso di aperto conflitto armato.
Di fronte a questa pericolosa contrapposizione dagli esiti imprevedibili tra gli USA, la NATO, l’UE, da un lato e la Russia dall’altro, è necessario tenere presente che si tratta di una lotta tra monopoli capitalistici per la massimizzazione dei profitti e l’egemonia mondiale nella quale il proletariato non ha alcun interesse e della quale può essere solo vittima. Pertanto i lavoratori e i popoli devono respingere le illusioni e gli ingannevoli proclami che hanno l’obiettivo di arruolarli sotto bandiere altrui. L’unico fronte che devono scegliere è quello della lotta di classe contro i propri sfruttatori per abbattere il sistema capitalistico che genera guerre imperialiste in cui il proletariato è chiamato a versare il proprio sangue per i profitti dei suoi carnefici più di quanto già non faccia in condizioni di pace imperialista.
Con questa consapevolezza chiamiamo alla massima vigilanza e pronta mobilitazione per impedire qualsiasi potenziale partecipazione del nostro paese alla guerra imperialista e chiediamo:
- il ritiro immediato di tutti i militari italiani impegnati in missioni all’estero;
- la chiusura di tutte le basi e degli arsenali nucleari USA-NATO in Italia;
- la cessazione del coinvolgimento del nostro paese nei piani imperialisti dell’Unione Europea e della NATO in funzione di un’uscita dell’Italia da entrambe;
- la cessazione della corsa agli armamenti e la drastica riduzione delle spese militari da destinare alla spesa sociale a beneficio dei lavoratori e degli strati popolari.
Esprimiamo la nostra solidarietà internazionalista con i popoli, i lavoratori e i comunisti di Ucraina, Russia e Donbass che hanno ben presente la preziosa esperienza storica di oltre 70 anni di socialismo, quando il potere operaio garantiva la pace e la fraterna convivenza tra i popoli, liberi dallo sfruttamento capitalistico e dai veleni del nazionalismo in cui li ha precipitati la controrivoluzione.
Chiamiamo la classe operaia e gli strati popolari del nostro paese ad estendere, rafforzare e collegare le lotte nei luoghi di lavoro e di studio alla mobilitazione contro i preparativi della guerra imperialista, per l’uscita unilaterale dell’Italia dalla NATO e da tutte le alleanze imperialiste, come parte integrante della lotta per il potere operaio.
Non un soldo, non un soldato, non una base per la guerra imperialista!
Né guerra tra i popoli, né pace tra le classi!
Proletari di tutti i paesi, unitevi!