A distanza di qualche settimana dall’esercitazione navale Neptune Strike nel Mediterraneo, la NATO ha avviato il 21 febbraio una nuova esercitazione militare nei nostri mari, precisamente nel tratto antistante i porti di Catania e Augusta nella Sicilia orientale che, come ogni anno, è divenuto teatro delle manovre di guerra “anti-sommergibili” della Dynamic Manta. Si tratta di una delle più imponenti e importanti esercitazioni NATO che, fino al 4 marzo, coinvolge le marine militari di Italia, Francia, Grecia, Stati Uniti, Turchia, Spagna e Canada con lo schieramento di quattro sommergibili e undici navi da combattimento, otto velivoli da pattugliamento marittimo e otto elicotteri, impegnando centri logistici e di supporto, la base aerea di Sigonella, la base dell’aviazione della Marina militare Maristaeli di Catania, la base navale NATO nel porto di Augusta (SR) e il porto di Catania.
Ancora una volta il nostro paese e, nello specifico, il territorio siciliano vengono coinvolti nei preparativi di pericolosi piani della NATO nel quadro delle rivalità e competizioni interimperialiste che si sviluppano esclusivamente per gli interessi e i profitti dei monopoli capitalistici, compresi quelli italiani. Questo si inserisce in uno scenario internazionale sempre più caldo soprattutto nell’Europa orientale, in cui si inasprisce il confronto tra USA-NATO-UE e la Russia nell’ambito della contesa intorno all’Ucraina in quella che rischia di sfociare in una guerra aperta generalizzata, ma anche nei Balcani, in Medio Oriente e in altre aree del cosiddetto fianco sud, come in Africa settentrionale, nel Sahel e Corno d’Africa, il Mediterraneo centrale e orientale. In questo tratto di mare, dal Canale di Sicilia allo Ionio al Mediterraneo orientale, nelle ultime settimane si stanno concentrando pericolosamente sempre più navi e sommergibili da combattimento delle flotte della NATO e della Russia.
Le dispute che si stanno intensificando in queste e molte altre aree del mondo sono collegate e intrecciate tra loro nella competizione globale tra centri e alleanze imperialiste, sulla base degli interessi dei loro rispettivi monopoli per la supremazia sui loro concorrenti nella ripartizione delle zone d’influenza, delle quote di mercato, del controllo e sfruttamento di materie prime, delle risorse e delle rotte energetiche, di crocevia e vie di trasporto strategici. L’Ucraina è un esempio dell’aggravamento delle contraddizioni e delle feroci contese che si sviluppano a livello economico-commerciale, politico-diplomatico e militare, in cui si intrecciano pressioni, rinegoziazioni di trattati, accordi temporanei negoziati sulla pelle dei popoli, atti di forza e conflitti locali e regionali che diventano sempre più acuti e segnano un’accelerazione della tendenza alla guerra imperialista, connaturata al capitalismo come “prosecuzione della politica con altri mezzi violenti”.
In questo contesto sono pesanti le responsabilità del governo italiano che, da un lato si presenta nel ruolo di “mediatore” per una presunta “soluzione diplomatica” in Ucraina, che è bene chiarire non ha nulla a che fare con una pace reale nell’interesse dei popoli, e dall’altro continua ad approfondire il coinvolgimento dell’Italia in questo groviglio di competizioni, nei piani dell’alleanza euro-atlantica e nei preparativi di guerra. In ciò, la Sicilia riveste un ruolo geostrategico importante, trasformata in una piattaforma di lancio per gli interventi imperialisti di USA, NATO e UE per servire gli interessi dei monopoli italiani che mentre partecipano al saccheggio, all’oppressione e al massacro dei popoli, rendono il nostro territorio un potenziale bersaglio.
In questi giorni, infatti, stanno aumentando le attività nella base NAS di Sigonella, dove si susseguono i voli dei Droni AGS NATO verso l’Europa orientale, nel Mar Nero e in Ucraina, dove sorvolano la flotta navale russa e l’area del confine ucraino con la Crimea, il Donbass e la Bielorussia, e dei pattugliatori P-8A “Poseidon” della Marina statunitense, che realizzano missioni di “sorveglianza” della flotta russa nel porto di Tartus in Siria. Di fatto, il nostro territorio è già coinvolto nella pericolosa escalation in corso e, in caso di deflagrazione della guerra imperialista, si paventa anche la possibilità di utilizzo della base di Sigonella e di altre strutture militari dislocate in Sicilia.
Negli anni il popolo e il proletariato siciliani hanno dimostrato più volte di non accettare che il proprio territorio sia asservito allo sviluppo dei pericolosi piani di guerra imperialista in cui i monopoli italiani agiscono attivamente per ottenere la loro fetta nella spartizione del bottino, mentre si rafforzano sempre di più le politiche di sfruttamento e repressione nel nostro paese.
Intensifichiamo la lotta contro coloro che vogliono trascinarci al macello della guerra per promuovere gli interessi della borghesia. Rafforziamo, estendiamo e colleghiamo le lotte contro il governo, il carovita, i licenziamenti e le morti sul lavoro, per i diritti e i bisogni della classe lavoratrice e della sua gioventù a quella per impedire qualsiasi partecipazione del nostro paese nei piani imperialisti di USA-NATO-UE, per il ritiro dei nostri soldati dalle missioni all’estero, per la chiusura di tutte le basi USA-NATO nel nostro territorio, per l’uscita unilaterale dalla NATO e da tutte le alleanze imperialiste, come parte integrante della lotta per il potere operaio.
No a DYMA e ad ogni coinvolgimento nelle esercitazioni militari NATO
Non un soldo, non una base, non un soldato per la guerra imperialista!
Né terra, né aria, né mare per i carnefici dei popoli!
Proletari di tutti i paesi, unitevi!