Il 16 giugno 2022 il Parlamento della Lettonia ha approvato, con 61 voti a favore e 19 contrari, la legge “Sul divieto di esposizione e sullo smantellamento di oggetti che celebrano i regimi sovietico e nazista nel territorio della Repubblica di Lettonia”, fornendo così una base giuridica alla distruzione dei monumenti dell’epoca socialista, in particolare dei memoriali dedicati all’Armata Rossa che liberò il paese dall’invasore nazifascista.
Questa deprecabile decisione del Parlamento lettone, che condanniamo senza appello, è in perfetta sintonia con l’ignobile Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 settembre 2019, nella quale comunismo e fascismo vengono messi sullo stesso piano, esortando gli organi legislativi dei paesi membri dell’UE ad adottare misure di divieto dei simboli, della propaganda e dell’attività comunista.
Mentre i comunisti vengono perseguitati e ai veterani dell’Armata Rossa è vietato esibire le proprie meritate decorazioni militari, in realtà le organizzazioni neonaziste sono non solo tollerate, ma addirittura sostenute dal regime borghese della Lettonia, libere di esporre i simboli nazisti e di tenere manifestazioni e convegni. I collaborazionisti e i reduci della legione lettone delle Waffen-SS, in qualche modo sfuggiti ai tribunali sovietici e alla giusta punizione per i crimini commessi, spacciati per combattenti per l’indipendenza del paese, sono stati riabilitati e ricevono una lauta pensione e una serie di agevolazioni in base ad una legge del 1995, negate ai veterani dell’Esercito Sovietico, spesso privati anche dei diritti civili e politici. Non bisogna dimenticare che, in base alla legge lettone, gli individui di nazionalità diversa, originari delle altre repubbliche ex-sovietiche, non godono dello status di cittadini e dei diritti correlati.
Con questa squallida operazione, il regime borghese della Lettonia, uno dei più reazionari e antipopolari d’Europa, cerca di cancellare la memoria storica collettiva, sopratutto nei giovani proletari, per riscrivere la storia falsificandola, denigrare il socialismo e il ruolo che l’Unione Sovietica, guidata dal Partito Comunista Bolscevico di Lenin e Stalin, ebbe nella liberazione dei popoli dal mostro nazifascista. A fronte di un capitalismo fallimentare, che condanna il popolo lettone a condizioni di miseria crescente, bassi salari, assenza di servizi essenziali, disoccupazione e emigrazione, con l’11% della popolazione a rischio di povertà assoluta, il potere borghese vuole far dimenticare le grandi conquiste che il socialismo sovietico aveva realizzato, a partire da una vita dignitosa per i lavoratori e una pace stabile tra i popoli. Le condizioni di vita del proletariato lettone sono destinate a peggiorare ulteriormente in conseguenza della convinta adesione del governo borghese, prono al volere di Washington e di Bruxelles, ai piani di guerra della NATO in supporto al regime ucraino.
Miseria, discriminazione su base etnica, repressione e guerra: questi sono i “valori democratici” dell’Unione Europea e della NATO che il governo borghese della Lettonia condivide!
Il Fronte Comunista (Italia), condannando fermamente la politica antipopolare e anticomunista del governo e del parlamento lettoni, esprime solidarietà agli antifascisti di quel paese, in primo luogo ai compagni del Partito Socialista della Lettonia, impegnati in una dura lotta per il ripristino dei diritti democratici, oggi negati. Rafforziamo la lotta comune contro la guerra imperialista, per l’uscita dei nostri paesi dalla NATO e dall’UE, per il socialismo-comunismo!
IL FASCISMO NON PASSERÀ! LA REPRESSIONE NON CI FERMERÀ!
PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!
Roma, 25 giugno 2022
FRONTE COMUNISTA (ITALIA)
L’Ufficio Politico del Comitato Centrale