Il 7 novembre del 1917 (il 25 ottobre del calendario giuliano) i bolscevichi, con la presa del Palazzo d’Inverno a Pietrogrado, conquistavano il potere, instaurando il primo stato socialista degli operai e dei contadini della storia. Le parole d’ordine dei comunisti nel 1917 sono quanto mai attuali: al grido di pane pace e lavoro i bolscevichi avanzarono fino alla vittoria. Dopo il successo sull’aggressione controrivoluzionaria delle armate bianche, appoggiate da diversi paesi capitalisti, tra cui l’Italia, nel 1922 le Repubbliche Federali Socialiste Russa, Bielorussa, Ucraina e Transcaucasica firmavano il trattato costitutivo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, inaugurando così 70 anni di pace e amicizia fra i popoli che per quel lungo periodo parteciparono alla costruzione del socialismo.
Questa ricorrenza ha oggi un’importanza speciale, nel contesto della guerra imperialista in corso in Ucraina: con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e il rovesciamento del socialismo instaurato nel 1917, il capitalismo predatorio delle oligarchie degli ex stati membri ha portato fame, guerra e distruzione ai popoli che erano una volta parte dell’URSS. Se oggi lo scontro interimperialistico per la contesa di sfere d’influenza e per il controllo di materie prime, delle vie commerciali, delle rotte di approvvigionamento energetico e di quote di mercato ha potuto raggiungere il parossismo dell’escalation militare proprio sul suolo di una delle repubbliche che furono fondatrici dell’URSS, ciò è una delle nefaste conseguenze della vittoria della controrivoluzione in Unione Sovietica e della distruzione di quel paese.
La Grande Rivoluzione d’Ottobre non è una ricorrenza da commemorare: è un esempio da seguire. Oggi come allora il compito dei comunisti è lottare per la disfatta della propria borghesia nazionale e per la costruzione di una società dove lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo sia definitivamente abolito e dove i popoli possano vivere in pace, amicizia e libertà.