Londra. Una delle due lunghe lotte dei lavoratori delle ferrovie britanniche sembra avviarsi verso una fine positiva dopo quasi un anno di picchetti nelle stazioni e di scioperi, locali e nazionali, che hanno più volte paralizzato il sistema ferroviario.
Nella giornata di lunedì 20 marzo, il sindacato RMT (Rail, Maritime, and Transport Workers Union) ha comunicato che il 76% (1) dei lavoratori della rete nazionale ferroviaria, Network Rail (2) (azienda a partecipazione statale, equivalente ad RFI in Italia), ha accettato positivamente l’ultima offerta messa sul tavolo della vertenza da parte dell’ente delle infrastrutture.
Nel dettaglio, i lavoratori in lotta sono riusciti a ottenere quasi tutti gli aumenti salariali che chiedevano negli scorsi mesi, ovvero superiori ai rincari inflazionistici dell’ultimo anno (inflazione al +11% (3) nel Regno Unito), e che tenessero conto anche del fatto che da circa 10 anni i salari del settore ferroviario fossero pressoché stagnanti (4), per via delle politiche di tagli ai servizi pubblici determinate dalle logiche del mercato dei capitali e praticate anche nel resto d’Europa fuori o dentro l’UE.
Ai salari più bassi è applicato un aumento del 14% mentre a quelli più alti un aumento del 9%. A questi aumenti si aggiungono poi ulteriori ritocchi dei salari al rialzo come un’1% valido per tutta la durata dell’accordo (marzo 2023 – gennaio 2025) e un pagamento retroattivo aumentato per il mancato rinnovo del contratto anteriore agli scioperi inziati nel 2022 (5).
Ultima miglioria siglata nell’accordo, ma non meno importante, riguarda la spinosa questione della “modernizzazione delle pratiche di lavoro” che i dirigenti di Network Rail volevano imporre ai lavoratori, ovvero un’ondata di licenziamenti, “giustificata” dall’introduzione di nuove tecnologie che permetterebbero di fare lo stesso lavoro con minor personale (6).
Questa vittoria dei lavoratori della rete ferroviaria non coincide putroppo con la risoluzione delle rimanenti questioni sindacali ancora aperte tra i ferrovieri e le aziende private monopoliste del trasporto (tra le quali vi sono anche le Ferrovie italiane, proprio come in Grecia).
Tuttavia, questa vittoria dei lavoratori apre un precedente positivo per il movimento operaio nel Regno Unito che ha visto la solidarietà, la coscienza di classe, l’unità nella lotta crescere sempre di più tra i lavoratori in quest’ultimo anno, come non avveniva da circa trent’anni.
Ulteriori lotte rimangono ancora aperte in settori pubblici come la Sanità, le Poste, i servizi pubblici amministrativi e la scuola, mentre alcune di queste lotte sembrano avviarsi ad una rassegnata accettazione di un misero 5% d’aumento salariale (7) che nei mesi scorsi è diventato la bandiera ideologica del Governo conservatore sventolata ad hoc per indebolire le lotte dei lavoratori.
Quando il movimento dei lavoratori è frammentato, la possibilità di riuscita delle rivendicazioni salariali e di miglioramenti delle condizioni lavorative si riduce. Quando, al contrario, i lavoratori sono uniti, solidali, e coscienti della lotta che portano avanti, il Capitale può essere constretto a fare concessioni; soltanto il ribaltamento del capitalismo può permettere ai lavoratori una vera e propria emancipazione salariale e lavorativa.
Per ottenere questo, serve un vero e coerente partito marxista-leninista.
Alain Fissore.
Fonti:
– https://www.rmt.org.uk/news/rmt-network-rail-members-overwhelmingly-vote-to-accept-improved/ (1), (5), (6);
– https://www.networkrail.co.uk/who-we-are/how-we-work/how-were-governed-and-managed/how-were-funded/ (2);
- https://www.theguardian.com/business/2022/nov/16/uk-inflation-rate-energy-price-rises (3);