Ieri sera la federazione calabrese del Fronte Comunista ha iniziato a mobilitarsi in reazione allo stato di ricattabilità in cui sono scivolati migliaia di lavoratori e disoccupati della regione soprattutto a seguito dall’abolizione del reddito di cittadinanza.
Con la fine della stagione del turismo, settore rappresentativo di quel conflitto tra piccolo padronato locale e lavoratori sotto-occupati che ha condotto, infine, alla decisione di ridimensionare quella già misera forma di sostegno al reddito, è ora di tirare le somme: da indagini fatte sul territorio emerge che nell’ambito turistico e della ristorazione otto lavoratori su dieci ricevono una paga oraria minore del loro minimo sindacale, in un contesto dove gli stessi CCNL non sono ormai parametrati all’inflazione cumulata in questi anni.
Sul territorio calabrese sono evidenti le contraddizioni scaturite dai metodi attraverso cui il capitalismo tenta di assicurare un certo livello occupazionale: alle decine di miliardi di euro di agevolazioni alle assunzioni pagate dalla collettività e istituite a seguito della crisi Covid, come Decontribuzione Sud, i padroni hanno prevedibilmente risposto scaricando sui proletari attraverso il carovita i costi della crisi e offrendo posti di lavoro poco qualificanti, scarsamente retribuiti e fondati non su investimenti innovativi ma su manodopera intensiva.
In una fase come questa il compito dei comunisti è fare sorgere nei lavoratori e nei disoccupati la coscienza che solo una lotta senza quartiere contro il modello economico fondato sul mercato può garantire degli avanzamenti reali verso il diritto ad avere un lavoro stabile, dignitoso e non fondato sul ricatto occupazionale.
FC – Federazione Calabria