Come Federazione di Venezia del Fronte Comunista, intendiamo esprimere la più sincera e militante solidarietà al Collettivo Tuttinpiedi di Mestre, colpito il 3 febbraio nella persona di uno dei suoi attivisti da una pesantissima misura repressiva, il foglio di via dal comune di Venezia per 4 anni. Questo accanimento si inserisce all’interno del clima più generale di repressione nei confronti delle frequenti e partecipate manifestazioni di solidarietà al popolo palestinese, vittima in questi mesi di un vero e proprio accanimento fascista e genocida da parte dello stato di Israele. La “gravissima” colpa del compagno in questione sta nell’aver manifestato con una bandiera del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, organizzazione della lotta di liberazione palestinese che lo stato borghese italiano, complice della macchina da guerra sionista, classifica come “organizzazione terroristica”.
In questa situazione di pesantissima limitazione delle libertà democratiche (limitazione che, al contrario delle anime belle che si appellano alla Costituzione, inquadriamo nell’aggravarsi della crisi capitalistica che stiamo vivendo), si inserisce l’aspetto grottesco del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, oramai noto alle cronache nazionali per i numerosi scandali, vero e proprio arraffatore del bene pubblico come dimostrato dall’inchiesta di Report, che ha dato mandato di far sventolare la bandiera israeliana fuori dalle sedi comunali.
Questi atti polizieschi sono frutto della preoccupazione degli apparati statali e repressivi, che hanno preso atto dal 7 ottobre in poi della scarsa permeabilità dell’opinione pubblica, in particolare le masse popolari e i proletari immigrati, nei confronti della propaganda che mira a rovesciare l’aggressione in corso dipingendo lo stato di Israele come “vittima”, arrivando a scomodare la tragedia dell’Olocausto in impossibili e irrispettosi parallelismi (questi sì, offensivi della memoria della tragedia). Si cerca di cancellare la storia e di scagionare la barbarie dell’occupazione della Palestina, incriminando la lotta di resistenza e la solidarietà popolare: in questi mesi infatti le manifestazioni in sostegno della giusta lotta di liberazione della Palestina hanno visto una diffusa partecipazione come non si vedeva da anni a questa parte. La risposta da parte dei militanti comunisti non può che essere quella di rafforzare e approfondire questa solidarietà popolare, coinvolgendo le masse sulle rivendicazioni più avanzate (chiarendo, ad esempio, come il nemico sia in casa nostra, e come i governi italiani siano complici del massacro) e rendendo ingestibile e controproducente qualsiasi attività repressiva.
La nostra solidarietà va anche ai militanti dello spazio Catai di Padova, aggrediti lo scorso 1 febbraio da una squadraccia di fascisti durante un attacchinaggio legato alla propaganda di questi ultimi sulle foibe. Si avvicina in questi giorni una delle date simbolo, infatti, della svolta sempre più reazionaria non solo del clima politico, ma anche di quello intellettuale e accademico che ha avallato per dolo o per omissione l’operazione di revisionismo storico legata al cosiddetto “giorno del ricordo” del 10 febbraio. Di questo martellamento mediatico portato avanti dalla destra e avallato dal centrosinistra abbiamo parlato più volte sull’Ordine Nuovo (qui, qui e qui) e non ci stancheremo mai di discuterne, preso atto che la maggior parte degli storici, per paura o per convenienza, non intendono contestare questa propaganda revisionista. Contro queste squadracce che evidentemente hanno smarrito la mappa del sistema fognario, e hanno pensato invece di attraversare le strade e le piazze in superficie, è inutile se non controproducente l’antifascismo istituzionale (se esiste ancora?) che omette e oscura le reali cause economiche del fascismo storico da un lato, e dall’altro aizza lo sciovinismo e il razzismo con la politica nei confronti degli immigrati, con la propaganda di guerra martellante, volta a mascherare la necessità aggressiva ed espansionistica del capitalismo italiano con degli imprecisati “interessi nazionali”, in cui ci verremmo a trovare concordi (?) noi lavoratori e gli aguzzini che in Italia ci sfruttano e altrove portano la guerra.
La fascistizzazione montante è invece figlia del sistema capitalistico, una necessità da parte delle classi dominanti di fronte alla crisi, incapace di superare i propri limiti (basti pensare alla crisi climatica) di fronte alla crescente consapevolezza nel proletariato, in particolare nelle nuove generazioni, che questo sistema è marcio e un altro è assolutamente necessario al più presto. Per questo alle squadracce bisogna opporre la militanza sui luoghi di lavoro, nei quartieri popolari, a contatto organicamente con la propria classe, costruendo consapevolezza e organizzazione.
Solidarietà al Collettivo Tuttinpiedi e allo spazio Catai, nei confronti dei quali ci separano importanti differenze di teoria e prassi politica, differenze che vorremmo approfondire e sviluppare in dibattito nel movimento reale liberi dalla repressione statale-padronale e dalle intimidazioni squadriste: per garantire ciò lotteremo fianco a fianco.