L’anniversario degli 80 anni della Liberazione cade in un momento storico in cui, forse più che in ogni altro, la lotta partigiana viene tradita da un’Italia che è lontana anni luce da ciò per cui i nostri partigiani hanno combattuto.
La situazione nel mondo sta precipitando. Il rischio di una guerra imperialista generalizzata è sempre più concreto. La competizione tra i monopoli, le oligarchie finanziarie e i capitalisti di tutti i paesi si inasprisce – come dimostra anche la “guerra dei dazi” in corso con gli USA – e minaccia di trascinare con sé i popoli di tutto il mondo. Torna la corsa agli armamenti, con l’UE che annuncia un piano di riarmo per 800 miliardi.
La guerra in Ucraina tra la Russia e il blocco USA-UE-NATO, il massacro in corso in Medio Oriente e tutti gli altri scenari di conflitto armato dimostrano che la competizione tra le potenze capitalistiche per il controllo dei mercati, delle quote di mercato, delle risorse energetiche e minerarie, delle rotte commerciali e di approvvigionamento, di territori e sfere di influenza, si sta spostando sempre più dal terreno economico e politico a quello militare. “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, e oggi per la prima volta dopo decenni, i governi e le istituzioni sovranazionali dichiarano apertamente che questa è di nuovo un’opzione sul tavolo, e che i suoi costi saranno scaricati sui popoli e i lavoratori in nome dell’“economia di guerra”, di cui pure si parla apertamente.
Negli scorsi anni abbiamo iniziato a promuovere nelle manifestazioni del 25 aprile lo slogan “Partigiani della Pace”, richiamando l’esperienza dell’omonimo movimento di massa che, a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 del XX secolo, vide i protagonisti e combattenti delle guerre partigiane d’Italia e di tutta Europa mobilitarsi contro la nascita della NATO e contro l’imperialismo, assieme ai comunisti di oltre 70 paesi del mondo, coinvolgendo milioni di persone. Una storia colpevolmente ignorata, che sarebbe la migliore risposta ai sermoni sulla necessità di riscoprirsi “guerrieri d’Europa”.
Dinanzi ai venti di guerra, l’attualità di questa scelta trova di nuovo conferma. Chiamiamo tutti a scendere in piazza dietro questa parola d’ordine, a farla propria, a promuoverla e contrapporla ai tentativi di strumentalizzare il 25 aprile e distorcerne il significato a uso e consumo delle strategie del grande capitale e dei guerrafondai. Da anni assistiamo a questi tentativi: la mistificazione dei “partigiani d’Europa” con le bandiere dell’UE, gli appelli a un ipocrita “antifascismo” da parte di quel centro-sinistra che da decenni governa facendo cose di destra, o i tentativi di strumentalizzare a sostegno delle politiche genocide dello Stato di Israele la vicenda della “brigata ebraica”, reparto dell’esercito britannico che nulla ebbe a che vedere con la Resistenza italiana, nelle cui brigate combatterono davvero centinaia di ebrei. I partigiani si rivolterebbero nella tomba vedendo un’Italia in cui governano gli eredi del MSI e un centro-sinistra che li utilizza per sostenere i piani imperialisti del grande capitale e che canta “Bella Ciao” mentre difende gli interessi di industriali, padroni e grande finanza.
Porteremo questo slogan e i nostri spezzoni comunisti all’interno dei cortei del 25 aprile in tutte le città, nella convinzione che il migliore regalo che possiamo fare oggi ai guerrafondai e ai nostri avversari politici sia abbandonare il campo, come purtroppo anche alcuni a sinistra hanno deciso di fare da qualche anno, regalando ai nostri nemici la possibilità di utilizzare come meglio credono la data del 25 aprile, che ha ancora un significato per le masse popolari del nostro paese. Esistono le condizioni per sfilare nei cortei del 25 aprile a testa alta, difendendo e onorando la resistenza partigiana, le sue idee, le sue bandiere.
CONTRO IL RIARMO E LA GUERRA IMPERIALISTA, PARTIGIANI DELLA PACE
FRONTE COMUNISTA – L’Ufficio Politico del Comitato Centrale
FRONTE DELLA GIOVENTÙ COMUNISTA – La Segreteria nazionale