Caporalato legalizzato, lavoro nero di Stato, fabbrica di clientelismo. La vicenda dei tirocinanti della Pubblica Amministrazione calabrese è stata descritta nei modi più disparati, nessuno dei quali rende giustizia all’insieme di soprusi e frustrazione che questi lavoratori senza riconoscimento istituzionale vivono da ormai dieci o undici anni. Su L’Ordine Nuovo avevamo già descritto la parabola dei precari provenienti, tutti, dal bacino della mobilità in deroga per approdare – a seguito della conferma nell’accordo-quadro del 2016 della Regione con i sindacati confederali – nei tribunali, nella scuola, nell’ambito dei beni culturali, nei comuni, per svolgere “tirocini” in maniera, di fatto, permanente, ma senza alcun contratto di lavoro subordinato e stabilità.
La loro situazione è uscita dall’oblio soprattutto negli ultimi mesi grazie alle lotte sui territori dell’USB che, a seguito di blocchi stradali e continue manifestazioni, è riuscita a ricevere l’attenzione della politica locale e ad ottenere, a ottobre, un incontro con il Ministro per il Sud. Il vecchio gioco dello scaricabarile, però, non è cessato, e nessuno spiraglio legislativo sembra aprirsi per queste figure che aspirerebbero legittimamente ad essere inserite di diritto (oltre che di fatto) nell’organico della PA, con contratti subordinati e pieni diritti. Anche per questo si è deciso di rincarare la dose e proseguire con le lotte: il 9 Aprile una corposa delegazione di tirocinanti manifesterà a Roma sotto il Ministero del Lavoro.
Il Fronte Comunista supporta fortemente la lotta dei tirocinanti per la stabilizzazione, offrendo sostegno sul territorio attraverso i propri militanti e i propri canali. La vicenda in questione è uno dei tanti esempi di aziendalizzazione del settore pubblico, processo al quale tutti siamo sottoposti e che svilisce il lavoro non solo dei tirocinanti ma anche dei precari della scuola, della sanità e dei lavoratori costretti a subire i ricatti dei gestori dei tanti servizi esternalizzati ai privati.
Invocando l’unità delle lotte di tutte queste categorie di lavoratori, chiediamo a gran voce il riconoscimento dei tirocinanti come lavoratori subordinati e la loro stabilizzazione contrattuale per mezzo di un riconoscimento dell’esperienza lavorativa pregressa, per una Pubblica Amministrazione capace di offrire servizi e lavoro dignitosi a tutti e che non lesini risorse in nome dell’affidamento ai privati e delle restrizioni al bilancio.