La straordinaria mobilitazione operaia che ha avuto luogo sabato a Firenze – con le ultime stime che parlano di quarantamila partecipanti – può rappresentare un punto di partenza e un auspicio per un vero autunno di lotta e di ritrovata unità della classe lavoratrice.
Lo potrà rappresentare a maggior ragione dopo la sentenza emessa dal Tribunale del Lavoro di Firenze, che ha certificato la vergognosa condotta antisindacale di Gkn nel suo comunicare via posta elettronica i licenziamenti. La necessità, per il fondo speculativo Melrose, di ricominciare la procedura attraverso canali “regolari” offre al movimento operaio maggiore tempo per organizzarsi e pianificare il contrattacco.
Lo potrà rappresentare perché le parole d’ordine e le rivendicazioni urlate durante la manifestazione segnano un passo avanti rispetto a rivendicazioni meramente vertenziali, perimetro in cui si sono ritrovati ristretti molti dei conflitti sul lavoro negli ultimi anni. “Insorgiamo” non può che significare rompere con logica capitalista della concorrenza spietata per il profitto. Una logica da cui guadagna solo un ristretto gruppo di proprietari mentre la maggioranza della popolazione è condannata allo sfruttamento o alla disoccupazione.
Questo sarà possibile soprattutto se lo spirito di coordinazione e solidarietà fra lavoratori di diverse aree e settori del paese continuerà ad essere nutrito. Nelle strade di Firenze erano presenti lavoratori provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia e dalla maggior parte dei contesti di lotta come la Whirlpool, la Texprint, Alitalia.
Il momento storico che stiamo attraversando rappresenta la fase di massima repressione padronale nei confronti delle classi popolari negli ultimi decenni, rappresentata plasticamente davanti ai cancelli della Texprint o dalla tragica morte di Adil Belakhdim. La stragrande maggioranza dei fondi aggiuntivi stanziati dai governi per stimolare la “ripresa” costituiscono ristori, sgravi fiscali, aiuti a fondo perduto e tagli delle tasse per il mondo imprenditoriale, il quale ha goduto persino della cassa integrazione gratuita durante un blocco dei licenziamenti fasullo ed aggirato attraverso svariati escamotage, come la somministrazione di lavoro, le false cooperative e i licenziamenti disciplinari.
I contratti a tempo determinato hanno subito una ulteriore liberalizzazione negli ultimi decreti governativi e, come se non bastasse, gli ultimi dati sulla media dell’irregolarità accertata nel mondo del lavoro la pongono sopra al 50%, mentre si riscontrano punte del 73% nel mondo degli alloggi e della ristorazione, e del 71% nella logistica. La media delle vittime sul lavoro è di tre morti al giorno.
La lotta riprende dunque dalla mobilitazione di Gkn – riportata da quasi nessun organo della stampa borghese, sempre attentissima quando invece si tratta di dare visibilità all’estrema destra- dopo la quale non dobbiamo farci alcuna illusione sul fatto che la vertenza di Campi Bisenzio e quelle simili potranno essere risolte con la concertazione e le riforme adottate da un governo padronale. La soluzione la potremo trovare soltanto attraverso un lungo percorso di lotte fatte di scioperi, picchetti, mobilitazioni materiali e attraverso l’unione delle avanguardie di queste lotte, verso la costruzione del partito rivoluzionario della classe operaia. Solo così potremo mettere all’ordine del giorno la soluzione radicale del problema: il superamento del modo di produzione capitalistico.
Lo sciopero generale dell’11 ottobre dovrà essere la prossima tappa per creare una coscienza di classe che dia il via ad una nuova stagione di lotte.