Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci: 18 e 16 anni, questi nomi ce li ricordiamo benissimo, da venerdì scorso si aggiunge il nome di Giuliano de Seta, 18 anni anche lui. Sono già 3 quest’anno le vittime dell’alternanza scuola-lavoro o PCTO che dir si voglia, che si aggiungono alle più di 1000 vittime l’anno sui luoghi di lavoro.
Giuliano era al terzo giorno di scuola, era uno studente di un istituto tecnico di Portogruaro ed è morto mentre imparava il mestiere, diranno per normalizzare. Ma non c’è niente di normale in tutto questo, non è normale perdere la vita sul lavoro a 18 anni: non è normale che dall’inizio dell’anno siano già morti 3 ragazzi, mentre lavoravano gratis, strappati dai banchi di scuola per essere ficcati a forza nelle fabbriche e nelle officine dove si muore tutti i giorni.
Era accaduto il 21 gennaio scorso in un’azienda in provincia di Udine, quando Lorenzo Parelli era stato schiacciato da una putrella. Il 14 febbraio, a Fermo, Giuseppe Lenoci era deceduto dopo che un furgone su cui si trovava era andato a schiantarsi contro un albero. A maggio, un diciassettenne era rimasto gravemente ustionato in una carrozzeria di Merano, mentre a giugno uno studente sedicenne è caduto da cinque metri di altezza in provincia di Brescia, ferendosi gravemente.
Oggi gli studenti impegnati nei progetti di alternanza lavorano gratuitamente, senza limite orario giornaliero e senza corsi sulla sicurezza. L’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta proprio per modellare la scuola pubblica sulle esigenze delle aziende, che per salvaguardare i loro profitti puntano ad abbassare i salari, aumentare ritmi e orari di lavoro e impiegare lavoro precario e interinale. Fin dai 15 anni l’alternanza insegna che è normale lavorare gratis, senza diritti, senza sicurezza e senza possibilità di organizzarsi nel sindacato. Così si educano milioni di studenti allo sfruttamento e all’assenza di diritti, per abituarli a un futuro di miseria e sacrifici. Nelle piccole e medie imprese gli studenti sono considerati a tutti gli effetti manodopera gratuita. Il movimento studentesco ha lottato contro tutto questo per anni, oggi sono davanti agli occhi di tutti le conseguenze più tragiche di questo modello.
Chi vuole la scuola-azienda vuole abituare i giovani non ad apprendere ma ad eseguire. Vuole dei piani di studio in funzione non del progresso ma del profitto di pochi. Vuole abituare i ragazzi alla competizione selvaggia e non alla cooperazione.
Chi vuole la scuola-azienda vuole insegnare ai ragazzi che chi ha i soldi per fare un investimento è un eroe perché affronta un rischio, mentre chi rischia di morire sul lavoro o di essere licenziato ogni giorno deve soltanto dire grazie.
I mandanti di questa strage, perché sono omicidi questi, non sono incidenti, è soprattutto Confindustria e padroni, i famosi “campioni dell’alternanza” che ne traggono benefici e profitti. Sono complici anche il governo e tutti i governi che l’hanno preceduto, che eseguono gli ordini di Confindustria. Dalla Buona Scuola di Renzi in poi, una legge promossa dal PD e che non ha trovato reale opposizione da nessuna forza parlamentare, mentre il governo Draghi sta rafforzando l’alternanza scuola-lavoro stanziando miliardi di euro del PNRR. Colpevoli sono anche quei sindacati che collaborano con i padroni, che quando muore un operaio fanno due orette di sciopero, per pulirsi la coscienza.
Siamo vicini alla famiglia e agli amici di Giuliano, gli unici che in questo momento hanno il diritto di versare lacrime amare. Esprimiamo loro la massima solidarietà e le nostre condoglianze. Non tollereremo invece le lacrime false, di chi piange il morto oggi per dimenticarsi di questa strage domani. Non tollereremo chi strumentalizzerà questa tragedia per il ridicolo teatrino elettorale in corso in questo momento, sul quale ci siamo già espressi ampiamente e non sto qua ad annoiarvi. Non tollereremo chi oggi si dimentica che era dall’altra parte della barricata, quando duecentomila studenti sono scesi in piazza dopo la morte di Lorenzo e Giuseppe. Noi ce lo ricordiamo quel 18 febbraio, le ricordiamo quelle manganellate ai ragazzini minorenni, ci ricordiamo chi sosteneva quel manganello e chi in quella piazza per calcoli meschini non c’è voluto essere. Ricordiamo gli 11 studenti fermati dalla questura a Torino, tra obbligo di firma, arresti domiciliari, eccetera.
Noi del Fronte Comunista staremo al fianco degli studenti e dei lavoratori supportando il percorso di lotta che sarà intrapreso da oggi in poi, come lo siamo stati nei giorni scorsi. Questo autunno ci impegneremo per aiutare a costruire un grande sciopero generale, per riportare al centro del dibattito i problemi dei lavoratori e delle masse popolari. Dobbiamo reagire intensificando le lotte e facendo convergere i lavoratori, gli studenti, i disoccupati e i proletari, in un’unica mobilitazione e un unico sciopero generale contro il carovita, la guerra e lo sfruttamento mascherato da opportunità. Al padronato con manette e manganello risponderemo bloccando le fabbriche, i magazzini, colpendo i suoi profitti.
Non rimarremo in silenzio di fronte a tutto questo. Facciamo appello a tutti gli studenti, ai collettivi, alle organizzazioni studentesche e alle scuole che sono già in lotta contro il governo e la gestione criminale del rientro in classe come se la pandemia non ci fosse mai stata. Rispondiamo con la massima mobilitazione possibile, ovunque. Da queste ore saremo attivi in azioni di protesta immediate, ma siamo convinti della necessità di arrivare il prima possibile ad un’altra giornata di mobilitazione nazionale studentesca che sappia essere una risposta reale degli studenti contro il modello dell’alternanza scuola-lavoro che ha prodotto tutto questo.
Facciamo appello ai lavoratori combattivi, ai sindacati conflittuali e a tutte le avanguardie di classe che si stanno battendo contro i piani padronali e la ristrutturazione capitalistica. La morte di uno studente in alternanza è una questione che riguarda tutti i lavoratori, le nostre condizioni di lavoro e di sfruttamento. Questa morte deve ricevere una risposta di classe adeguata e combattiva, che dimostri agli studenti – che saranno i futuri lavoratori – che già oggi le nostre forze, le forze di chi vive del proprio lavoro, sono dalla loro parte.
Questo autunno saremo di nuovo là, con la stessa rabbia di prima, di chi paga ogni giorno col sangue per questo sistema infame.