Il Fronte Comunista aderisce e promuove la manifestazione del 5 novembre che si terrà a Napoli quale momento fondamentale di riorganizzazione della classe che vede disoccupati, studenti e lavoratori impegnati a costruire un percorso di riaggregazione delle forze di classe più avanzate, che sia il perno di un nuovo ciclo di lotte in grado di rispondere agli attacchi del capitale. La frammentazione e le divisioni presenti all’interno del movimento di classe aprono la strada all’intensificarsi della pressione padronale, una lotta che i padroni portano avanti contro di noi e che mira a scaricare sulle nostre spalle i costi dell’ennesima crisi capitalistica.
Siamo al fianco nella lotta che i disoccupati organizzati napoletani stanno conducendo con coraggio e dignità, vessati dalla costante repressione che il governo italiano mette in pratica: forte con i deboli e debole con i forti. La convergenza dei lavoratori con i disoccupati è di primaria importanza perché è contro di loro che è diretto l’attacco padronale condotto attraverso lo sfruttamento del lavoro nero, i tagli agli ammortizzatori sociali come il reddito di cittadinanza, il caro-bollette, che inevitabilmente si abbatterà anche su di loro andando ad aggravare una situazione già insostenibile.
Siamo al fianco nella lotta degli studenti, una lotta senza quartiere che vede anche loro vessati dalla repressione. Alle rivendicazioni dei giovani per un’istruzione pubblica, di qualità, un’edilizia scolastica sicura lo stato risponde con i manganelli. La nostra convergenza con i giovani è fondamentale perché loro sono il futuro e la loro visione chiara di una società più giusta e sostenibile deve trovare tutto il nostro supporto e aiuto.
Siamo al fianco dei lavoratori in lotta contro la trentennale rapina dei diritti sul lavoro che i vari governi su mandato di Confindustria e con la complicità delle dirigenze dei sindacati concertativi operano contro di loro. Il movimento dei lavoratori è ancora debole, ma salutiamo alcuni incoraggianti segnali di una ripresa del conflitto di classe: dai portuali che si rifiutano di caricare le armi sulle navi in partenza per i teatri di guerra, ai lavoratori della logistica che sono in lotta da anni per assicurarsi i più basilari diritti lavorativi, alla lotta dei compagni del collettivo di fabbrica GKN, che sono riusciti a trasformare la lotta economica contro la delocalizzazione della loro fabbrica in un percorso di mobilitazione nazionale.
La giornata del 5 novembre è una tappa di un percorso più lungo. Un momento importante che siamo chiamati a costruire anche in ottica del rafforzamento dello sciopero del 2 dicembre e della manifestazione nazionale del 3 Dicembre a Roma. Il Fronte Comunista sostiene e rilancia lo sciopero e la manifestazione nazionale. Siamo consapevoli che questi momenti conflittuali e di piazza debbano fungere da base solida per la costruzione di un vero momento di rilancio della lotta di classe in questo paese. Lavoriamo affinché questo processo porti ad un vero sciopero generale e generalizzato, il momento di espressione più alto del conflitto di classe, che sia un segnale di rottura con le lotte difensive del passato, che sia in grado di bloccare le merci e la produzione per infliggere duri colpi al capitale: occorre passare al contrattacco!
Il nuovo governo italiano a guida Meloni, al netto dagli aspetti di facciata, in sostanziale continuità con le politiche portate avanti dai diversi governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, si muove nel solco dell’adesione al blocco UE-NATO ponendosi anch’esso come garante degli interessi del grande capitale italiano. I vincoli di bilancio comunitari che impongono pesanti tagli al finanziamento della sanità e dell’istruzione pubbliche, dei trasporti e degli altri servizi pubblici, per altro già richiesti a più riprese da Confindustria; il proseguimento nel solco della progettualità imposta dal PNRR attraverso la spartizione dei miliardi di euro necessari per la ristrutturazione del capitale italiano; l’aumento delle spese in armamenti e tecnologie militari imposto dai vertici della NATO; in buona sostanza il mantenimento della cosiddetta “agenda Draghi” come bussola per il soddisfacimento degli interessi capitalistici dei diversi settori della borghesia nazionale. Queste politiche lacrime e sangue per i proletari e gli strati popolari, sommate al malessere diffuso per il continuo impoverimento e il crescente inasprirsi della rabbia sociale, saranno accompagnate da un aumento della propaganda dell’unità nazionale contro le avversità, come con la pandemia, che viene riproposta come un passe-partout per giustificare l’aumento della repressione che colpisce il dissenso organizzato. Un’ulteriore torsione autoritaria che mira a soffocare le lotte e ogni minimo focolaio di conflittualità.
Sul piano internazionale la situazione è anche peggiore. La crisi capitalistica generale favorisce l’acuirsi delle tensioni internazionali e rischia di portare la competizione interimperialistica sul piano della guerra aperta e generalizzata in cui l’utilizzo dell’arma nucleare è un’eventualità reale. Tutto questo va a gravare sulle spalle di milioni di proletari in tutto il mondo che ora devono necessariamente organizzarsi per sopravvivere.
Oggi più che mai è necessaria la convergenza delle lotte e delle vertenze su una prospettiva più ampia. Oggi più che mai, è necessaria l’unione delle avanguardie più combattive del proletariato come i disoccupati, gli studenti e i lavoratori in lotta. Alla lotta economica slegata da logiche concertative e di facciata dobbiamo affiancare la lotta politica, così da alzare il livello dello scontro di classe ribaltando i rapporti di forza in favore dei proletari. La convergenza in un fronte unico che sia portatore degli interessi della nostra classe ci permette di respingere gli attacchi sia del grande capitale che della piccola borghesia reazionaria e di passare al contrattacco.
Lanciamo questo appello ai tanti disoccupati, agli studenti, ai lavoratori e a tutti gli sfruttati: è il momento di alzare la testa e di lottare, la nostra sopravvivenza sta nel conflitto e nella lotta di classe.
UN NEMICO, UN FRONTE, UNA LOTTA!