Una riduzione drastica della dotazione organica in Legge di bilancio, con un taglio di 5.660 docenti e 2.174 unità di personale ATA a partire dal prossimo anno scolastico; nessuna risorsa aggiuntiva per i contratti; 234.000 supplenze previste quest’anno, una quantità maggiore persino rispetto agli anni precedenti, più del 25% del corpo docente in Italia che spesso e volentieri riceve in ritardo il suo stipendio; percorsi abilitanti di natura sempre più concorrenziale che spesso hanno come unico scopo quello di arricchire gli enti privati che erogano i corsi; una riforma della scuola punitiva per gli studenti e che mira, integrando sempre di più insegnamento e imprese, a trasformare l’istruzione pubblica in uno strumento per educare alla competitività e all’accettazione dello sfruttamento.
Il sistema scolastico pubblico italiano è sempre più alla mercé degli interessi di chi vuole fare affari con i precari e con gli studenti, è sempre più vittima di quei vincoli di spesa pubblica che, per ottemperare alle richieste del capitale privato, puntano a ridurre al minimo indispensabile il salario indiretto dei proletari, ovvero servizi pubblici e istruzione di qualità. Destabilizzate e ridotte al modus operandi di aziende private anche a causa dell’autonomia scolastica, con dirigenti indotti a comportarsi come dei manager con lo scopo di attirare fondi e “consumatori”, le scuole italiane faticano ormai a offrire un modello educativo che plasmi la coscienza sociale dei giovani. Tutto questo è in linea con le indicazioni che da decenni vengono veicolate da Unione Europea e Confindustria, le quali spingono, in una fase di crisi del capitalismo europeo in forte tensione con i suoi competitor, per un tipo di formazione – e di disciplina – utile a garantire soprattutto i profitti delle imprese e, dunque, quelle competenze tecniche e nozionistiche necessarie soltanto per essere competitivi nel brevissimo periodo e nell’attuale modello produttivo.
In questo senso, le rivendicazioni dello sciopero proclamato da diverse sigle sindacali per giovedì 31 ottobre toccano molti punti fondamentali e danno voce ad un malessere e a una consapevolezza diffusa nel mondo della scuola. Contribuire alla riuscita di questa mobilitazione è estremamente importante. È fondamentale, tuttavia, comprendere le radici ideologiche e strutturali che stanno dietro alle condizioni dell’attuale sistema scolastico e che hanno a che fare con l’attuale fase del sistema economico capitalista. La lotta per un’istruzione pubblica, gratuita, di qualità, con dei professionisti ben remunerati e con dei contratti dignitosi passa per la lotta generale contro questo modello produttivo e, quindi, per l’unione organica con le lotte degli altri settori del proletariato.